Rabajà
scopri
Bruno Rocca« La verità è che alla vite, in quanto pianta, non interessa fare il vino buono. Lei rispetta i tempi della natura puntando a dare il meglio per sopravvivere e riprodursi. Il nostro compito è quello di pensare come la vite, “immedesimarsi nella pianta”. Solo così riusciremo a capire il momento giusto in cui intervenire, l’attimo in cui cogliere il frutto migliore per ottenere vini straordinari. »
Il cuore della nostra produzione ruota attorno ai vigneti della zona di Barbaresco, la cui produzione è consentita in soli quattro Comuni del Piemonte meridionale: Barbaresco, Neive, Treiso e San Rocco Seno d’Elvio, piccola frazione di Alba.
La superficie di produzione è di circa 682 ettari per una produzione di uve nebbiolo da Barbaresco che supera di poco i 50 mila quintali. Una piccola realtà, insomma, capolavoro vitivinicolo riconosciuto a livello internazionale, del quale siamo profondamente innamorati e al quale dedichiamo ogni nostro sforzo qualitativo.
Il Barbaresco è una delle prime denominazioni che – nel 1966 assieme a Barolo – ottenne la DOC, Denominazione di origine controllata, e, nel 1980, la DOCG, Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Nel 2007, il Barbaresco è stato il primo vino a disporre delle Menzioni Geografiche Aggiuntive (MeGA): la divisione ufficiale dei suoi 66 cru, identificati per esaltare e conoscere le peculiarità che i diversi appezzamenti del Barbaresco regalano all’omonimo vino.
Uno tra i maggiori traguardi di quest’area risale però al 2014, anno in cui le colline del Barbaresco sono state ufficialmente riconosciute dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità, il cinquantesimo sito in Italia.
Per poter coltivare una vigna di nebbiolo da Barbaresco servono suoli argillosi e calcarei. Sono da escludere categoricamente i fondovalle, gli appezzamenti umidi, pianeggianti e non sufficientemente soleggiati. Terreni collinari che hanno origine nell’Era Terziaria o Cenozoica iniziata quasi 70 milioni di anni fa, nati per sollevamento della crosta terrestre e poi inondati dal mare. Si stima che i nostri terreni fossero ubicati in fondali dai 300 ai 500 metri di profondità, caratterizzati da marne tufacee bianche miste a marne grigio-bluastre, con sabbie straterellate: suoli ricchi di calcare e microelementi ideali per la coltivazione del vitigno nebbiolo.
Per fare il Barbaresco, però, ci vuole soprattutto pazienza e buona volontà. Il vitigno nebbiolo richiede una costante dedizione, lungo tutto l’anno. Il vino così ottenuto, dovrà poi invecchiare almeno 26 mesi a decorrere dal 1° novembre dell’ anno di vendemmia, di cui almeno 9 in botti di legno.